Tanti anni fa, ma non troppi, avevo l’abitudine, anzi il diletto, al sabato mattina di alzarmi presto, circa alle quattro, mi vestivo in silenzio per non svegliare la mia compagna e uscivo di casa per recarmi al Balon.
Un tempo questo luogo aveva su di me un grande fascino, giravo per le bancarelle improvvisate per alcune ore, poi tornavo a casa con il mio bottino.
All’inizio erano oggetti strani, ero affascinato da oggetti antichi di cui a volte non afferravo neppure quale potesse essere stato l’uso. Ho comprato strumenti di misura, giocattoli, una livella ad acqua, dei tubi di Geissler, vaporimetri, dinamometri, clisteri, persino una macchina per elettrochoc, e mille altre cose strane.
Poi sono passato all’arte e alle cornici e qui le cose si sono complicate. Giravo con in tasca una lente-contafili, una pila e un metro, era l’attrezzatura minima per non prendere cantonate e all’inizio ne ho prese tante.
Poi piano piano, ho imparato a distinguere le stampaccie senza valore dalle serigrafie,dalle litografie, dalle acqueforti, dalle acquetinte e da tanti altri tipi di stampe, mi si era aperto un mondo sconosciuto e affascinante.
Una notte d’inverno davanti ad uno di quei banchetti, mentre un improvvisato ambulante cercava di tirare su il prezzo di due chine firmate Alessandri, mi si avvicinò un vecchio dai capelli bianchi e la barba lunga.
Mi picchiettò sulla spalla come se fosse stato il padrone del Balon e di tutta Torino, mi chiese perché avevo comprato quelle chine. Io gli risposi che mi piacevano, insistette e mi chiese se non le trovavo piuttosto tristi, gli risposi che ciò che ci piace non è mai triste.
Non era solo il vecchio aveva un accompagnatore, sembrava un domestico, ogni tanto sosteneva il suo padrone, lo faceva con un grande rispetto, sembrava quasi si scusasse del suo aiuto.
Il vecchio dopo le mie parole sembrava soddisfatto, mi porse un bigliettino, sopra c’era un indirizzo di un paese vicino, mi disse: “sono Lorenzo mi venga a trovare“.
Io non capivo, gli chiesi: “…Lorenzo chi?“, mi disse: “Lorenzo Alessandri chi altro, mi venga a trovare“, mi ripeté “le regalerò una delle mie bambole magiche…“
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